mercoledì 26 giugno 2013

Una ladra in famiglia

Mio babbo è da sempre il re degli animali domestici improbabili: abbiamo avuto una quaglia, un persico sole, un allevamento di chiocciole, un ragno gigante trovato in cantina, un grillo che non cantava mai (che difatti poi si è scoperto essere una cavalletta)..
Recentemente ha sviluppato una certa affinità coi pennuti, tempo fa entrò in casa un pappagallino, immagino  scappato a qualcuno nel vicinato, prese in simpatia il babbo e non se ne voleva andare.
Adesso ha addomesticato una gazza.


Una mattina mentre lavorava in giardino si è visto planare addosso questa bestiola, probabilmente uscita dal nido troppo presto, che non sapeva volare bene e nemmeno procurarsi da mangiare, ma sapeva farsi sentire: strillava a becco aperto chiaramente alla ricerca di cibo.

 
 
Così le ha dato da mangiare ed ha iniziato a giocarci e in poco tempo la gazza si è affezionata: lo segue ovunque, la casa ormai è anche sua (chiuderla fuori è impossibile strilla e picchia sui vetri per ore) ed è gelosa da morire: se il babbo parla con qualcuno o lo fa entrare in casa si lamenta e chiede attenzioni in ogni modo.
E a conferma del nome è una vera ladra, porta via di tutto: monetine, fogli di carta, penne, cicche spente e... le chiavi della macchina.
Per fortuna le aveva solo nascoste in terrazza!
 
Ha sempre almeno una via di fuga a disposizione ma ad andarsene non ci pensa proprio




lunedì 3 giugno 2013

 
"[...]Si arrampicò e saltò fino a quando il sole si nascose dietro le montagne, allora mangiò il pane e bevve il latte che aveva portato con sè nel sacchetto di cuoio. Poi si sdraiò nel muschio per riposare un poco mentre in alto, sopra di lei, gli alberi sussurravano. Rimase lì a guardarli e a ridere di felicità perchè esistevano e poi si addormentò.
Al suo risveglio era già buio e vide le stelle brillare sulle cime più alte. Allora capì che il mondo era ancora più grande di quello che aveva creduto. Ma le stelle la rattristarono un poco perchè esitevano, ma non poteva raggiungerle, anche se faceva di tutto per allungarsi.
E finalmente si rese conto di essersi trattenuta nel bosco molto più a lungo di quanto le era stato permesso. Le stelle si specchiavano nel laghetto, mentre tutto il resto era immerso nel buio più nero. Ma era abituata al buio, non si spaventava. Era tutto nero dentro Castelmatteo quando, d'inverno, il fuoco si spegneva: molto più nero che in tutti i boschi del mondo. No, il buio non le faceva paura.
Proprio quando stava per andarsene, si ricordò del sacchetto di cuoio. Era rimasto sul masso dove aveva mangiato e si arrampicò lassù, nel buio, per riprenderlo.
In cima al grande masso le parve di essere più vicina alle stelle cercò di allungarsi per vedere se riusciva a prenderle e a portarne qualcuna a casa nel sacchetto. Ma non era possibile e allora prese il suo sacchetto e si girò per scendere.
E subito vide qualcosa che le fece paura. Ovunque, fra gli alberi, scinitllavano degli occhi. Eh sì, tutt'intorno al masso c'era come un cerchio d'occhi che la guardavano e prima, invece, non se n'era accorta. Mai, fino a quel momento, aveva visto degli occhi che brillavano nel buio, e queto non le piacque. [...]"
Ronja - Astrid Lingren